Chi non ricorda l’immagine del paziente seduto sul lettino dello psicoanalista? Poiché il mondo del cinema ci ha fornito tale immagine in molti film, anche le generazioni più giovani ne hanno certamente almeno una vaga idea.
Ebbene, oggi più che mai, quell’immagine è divenuta stereotipata nel senso che si fatica a trovare un modello psicosociale più statico, fisso, convenzionale, sempre uguale a se stesso. La ragione principale sta nel fatto che la Psicoanalisi, è davvero triste ammetterlo, ha fallito miseramente. Ha fallito, si badi bene, in termini di risultati concreti per i “pazienti”, non certo dal punto di vista del conto corrente degli psicoanalisti che sono riusciti a esercitare questa professione fino a qualche tempo fa. Oggigiorno, a causa della crescente disaffezione per un modello dimostratosi inefficace, anche la professione dello psicoanalista è entrata in una crisi che riteniamo irreversibile. La ragione fondamentale sta nell’indagine psicoanalitica stessa la quale si ostina nella ricerca del “Perché” (della sofferenza) trascurando colpevolmente la dimensione del “Come”. Ammesso e non concesso che quel “Perché” venga trovato, a differenza di ciò che il buon Sigmund Freud pensava, non servirà a nulla anzi, in taluni casi, può diventare la giustificazione per non tentare la strada della Crescita Personale e dell’Automiglioramento.
La domanda sorge spontanea: se (quasi) nessuno va più dallo psicoanalista mentre il disagio psicologico resta una realtà diffusa a macchia d’olio, quali scelte fanno le persone che ne sono vittime? Le alternative individuate oggigiorno sono fondamentalmente tre: a) si va direttamente dallo psichiatra; b) si va dallo psicologo; c) si va da un’altra figura professionale che può assumere varie denominazioni e che qui ricomprendiamo nella sigla Life-Coach. La soluzione a), quindi quella che dovrebbe offrire le migliori garanzie per via del curriculum accademico, risulta ancora una volta la più inefficace e anzi, in molti casi, addirittura dannosa. Lo psichiatra si limita infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, a prescrivere psicofarmaci i quali ultimi non sono purtroppo privi di effetti collaterali assai problematici sia sul sistema nervoso che sull’organismo nel suo complesso. La soluzione b) si articola in un ventaglio di risultati assai variegato a seconda della “corrente” di appartenenza del singolo psicologo. In alcuni casi il “paziente” ottiene miglioramenti, in altri no. La soluzione c) sembra essere, a conti fatti, quella più efficace. Viene quindi confermato un paradosso: più il “professionista della mente” interpellato è un “outsider” (cioè proviene da un corso di studi e di esperienze di vita lontane dal mondo accademico), e più sembra in grado di aiutare concretamente il bisognoso di supporto psicologico.
La ragione di fondo di questo paradosso è, in verità, assai logica e comprensibile: a) lo psichiatra è vittima della potenza di fuoco dell’industria farmacologica che gli permette di ottenere il massimo risultato (economico) col minimo sforzo; b) lo psicologo (eccetto coloro che lavorano per noi) è spesso irrigidito dalla “corrente” di appartenenza e fatica a prendere in considerazione altri approcci e sembra mancare dell’esperienza di vita che gli consenta di mettersi veramente nei panni del “paziente”; c) il Life-Coach, nelle sue migliori professionalità, ha frequentato corsi all’avanguardia in cui si è esercitato moltissimo, ha spesso una visione più ampia e libera da preconcetti, è libero di spaziare fra varie discipline, continua a studiare e a formarsi in prima persona. E, soprattutto, tende ad avere una visione decisamente più “olistica” dello psicoanalista, dello psichiatra e dello psicologo, poiché prende in considerazione il “cliente” in quanto essere umano nel suo complesso, ovvero come fulcro di relazioni psicosomatiche, famigliari, interpersonali, sociali, ambientali e spirituali. Inoltre, soprattutto chi (come me) si è formato direttamente con i fondatori della Programmazione Neuro-Linguistica (Richard Bandler e John Grinder) e ha sudato sangue per diventare Trainer Internazionale della disciplina (l’esame è molto più difficile di qualsiasi esame universitario e dura infatti 4 lunghi giorni), lavora sul “Come” del dolore ed è per questa ragione molto più efficace nella sua rapida soluzione. Noi esperti di PNL lavoriamo quindi sulla Rappresentazione della Realtà del singolo quando questa lo porta a vivere emozioni depotenzianti e quindi a prendere decisioni emotive e ottenere risultati insoddisfacenti. Modificando quella Rappresentazione il nostro “cliente” prova emozioni diverse, risulta più lucido nelle decisioni da prendere e consegue risultati nettamente migliori.
Chiunque ritenga di avere bisogno di supporto psicologico si affidi sempre saggiamente a professionisti di provata esperienza e capaci di dimostrare le proprie competenze chiedendo di specificare in quante sedute si possa ragionevolmente conseguire un risultato soddisfacente. In linea generale, il consiglio che ci sentiamo di dare, è quello di cercare il professionista che assicuri lo sviluppo della propria autonomia emotiva evitando accuratamente coloro che invece mirano soltanto ad avere “clienti eterni”. Se un professionista non è in grado di garantire un buon risultato già entro le prime 4-8 sedute si può star certi che non lo sarà neppure in 100. Attenzione dunque a questa scelta: meglio spendere 2 settimane in più per incontrare diversi professionisti prima di decidere colui/colei al/la quale affidarsi.
(Dr. Daniele Bondi)
Io personalmente sono un Life-Coach con 2 Lauree, una in Filosofia con 110 e Lode e l’altra in Economia. Ho lavorato in diverse aziende, ho pubblicato numerosi libri, ho vinto 39 Premi Letterari, ho fondato il Mind Training Institute. Da 4 decenni conduco instancabilmente ricerche nell’ambito umanistico e mi sono diplomato NLP Trainer con John Grinder e Ipnotista con Richard Bandler. Insegno Mindfulness, Visualizzazione Multisensoriale e Brain Training. Sono uno dei massimi esperti di Intelligenza Emotiva del Paese (si veda l’ultimo libro pubblicato: “Q-NLP® – La Disciplina dell’Intelligenza Emotiva”). Ho salvato una persona dal suicidio e l’ho fatta tornare a una vita pienamente soddisfacente. Tantissime altre le ho aiutate a migliorare la propria condizione emotiva, sia intrapersonale che interpersonale.